Medjugorje : IL PARERE DELLA CHIESA

La Chiesa non può riconoscere un’apparizione finchè il fenomeno è in corso, finchè durano le apparizioni può solo permettere i pellegrinaggi in forma privata, ma non può rischiare di approvarle perchè, fino a quando non sono terminate, non ha tutti gli elementi a dispozione per valutare i fatti.

Ricordando che molte presunte apparizioni nella storia si sono rivelate false, la Chiesa ha il dovere di condurre approfonditi studi sugli avvenimenti, valutando i frutti (in particolare le conversioni) e la credibilità dei veggenti.

 Vedi video e studi sui Veggenti

Padre Stefano De Fiores (sac. mariologo) : "dal nulla non viene il nulla, dall'imbroglio prima o poi viene fuori la scoperta dell'imbroglio" , per riconoscere l'albero bisogna guardare ai frutti, a Medjugorje le apparizioni durano da oltre trent'anni, migliaia le profonde conversioni, milioni i pellegrini da tutto il mondo, innumerevoli le Grazie ricevute, tutto questo non può essere generato dal male.

Il cardinale Tarcisio Bertone, in netto contrasto con il vescovo di Mostar (Mons. Zanic), dapprima favorevole (quest'ultimo) alle apparizioni di Medjugorje poi contrario, chiarì che i pellegrinaggi erano permessi, «a condizione che non siano considerati come una autenticazione degli avvenimenti in corso e che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa». Tante persone testimoniano peraltro di aver riscoperto la fede e di essere tornate cambiate da Medjugorje.
 
Giovanni Paolo II aveva una forte devozione mariana, il suo motto era "Totus Tuus" , tutto tuo, riferendosi alla Madonna, egli credeva in Medjugorje ed ha avuto colloqui privati con i veggenti;

Mirjana Dragigevic dice che per il momento non rivelerà nulla di quella conversazione, eccetto queste parole del Santo Padre:"Se non fossi Papa sarei già a Medjugorje".

Monsignor Maurillo Krieger disse a Giovanni Paolo II°: "Vado a Medjugorje per la quarta volta", il Papa gli rispose: "Medjugorje, Medjugorje, è il centro spirituale del mondo."
 
P. Antonino Nuzzo : "ho creduto, pur avendo sentito critiche e riserve su questo fenomeno, ma ricordo bene, che quando ritornando per la prima volta nell'ottobre del 1986 dal pellegrinaggio bosniaco, m'incontrai in piazza San Pietro con Giovanni Paolo II , insieme ad un gruppo di ammalati, lo ringraziai e gli dissi: Santo Padre vengo da Medjugorje ho pregato per la pace e per lei.. e lui: grazie, io credo alla Madonna di Medjugorje, la Madonna vincera'."
 
“…lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!..."  Atti 5/ 38-39

Molti i punti di contatto, le analogie, il legame e le similitudini tra Medjugorje e la "Divina Misericordia",  in quasi tutti i luoghi più importanti è presente l'immagine di Gesù Misericordioso. La festa, istituita proprio da
Giovanni Paolo II°, la prima domenica dopo pasqua è molto sentita a Medjugorje;

dal 1° quaderno di  S. Maria Faustina Kowalaska :

 "Avvenne in modo mirabile! Come il Signore aveva chiesto, il primo tributo di venerazione per questa immagine da parte della folla ebbe luogo una prima domenica dopo pasqua. Per tre giorni quest'immagine fu esposta al pubblico e fu oggetto della pubblica venerazione. Era stata sistemata ad Ostra Brama su di una finestra in alto, per questo era visibile da molto lontano. Ad Ostra Brama venne celebrato un triduo solenne a chiusura del Giubileo della Redenzione del Mondo, per il 19° centenario della Passione del Salvatore. Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore."

E' propio in occasione del 19° centenario della Passione di Gesù che venne costruita la Croce del Kricevac,
vedi la storia e i luoghi, senza che le due realtà si conoscessero o fossero in contatto...
..da segnalare anche un'icona particolare, costruita e dipinta interamente con materiali naturali (ne parliamo sempre su "Storia e Luoghi"), dove pare, siano avvenute delle guarigioni inspiegabili, raffigurante Gesù Misericordioso, presente nella chiesetta dello Surmanci a Medjugorje.

Una nuova Commissione internazionale di inchiesta su Međugorje
è stata istituita nel 2010, presieduta dal cardinale Camillo Ruini ed entro la fine del 2012 concluderà i suoi lavori con un pronunciamento che sarà sottoposto alla Congregazione per la dottrina della fede e quindi a Benedetto XVI, nel frattempo tutti i pellegrini cattolici possono recarsi a Medjugorje, luogo di culto mariano dove è possibile esprimersi con tutte le forme devozionali.

Da Maggio 2018 Il papa ha autorizzato i pellegrinaggi a Medjugorje
L'autorizzazione dei pellegrinaggi è un segno di riconoscimento del bene che accade nella parrocchia-santuario, dove tante persone si riavvicinano ai sacramenti.
La decisione del Pontefice arriva a un anno di distanza dalla nomina di Hoser, arcivescovo emerito di Warszawa-Praga in Polonia, quale «visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis», cioè a disposizione della Santa Sede, avvenuta il 31 maggio 2018.
Vedi Approfondimento >>>

 
Vescovi, arcivescovi e cardinali venuti da Roma a Medjugorje hanno scoperto una realtà sconosciuta e nascosta : "Un respiro universale della Chiesa". Una Medjugorje più volte descritta da Mons. Hoser "Cristocentrica", dove si riscopre la bellezza della Chiesa e della liturgia..
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  Venerdì 29 Marzo 2024   :   Buon Giorno !

  † Oggi :  San Marco di Aretusa
 
Messaggio della Regina della Pace Medjugorje dato a Marija il 25 Marzo 2024:
"Cari figli! 
In questo tempo di grazia pregate con me affinché il bene vinca in voi ed attorno a voi. 

In modo particolare, figlioli, pregate uniti a Gesù sulla Sua via crucis. 

Mettete nelle vostre preghiere quest’umanità che vaga senza Dio e senza il Suo amore. 

Siate preghiera, siate luce e testimoni per tutti coloro che incontrate, figlioli, affinché Dio misericordioso abbia misericordia di voi. 

Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”



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-  IL VANGELO DI OGGI  Ven 29 Mar 2024 -

 Gv 18,1—19,42 : In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.


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